Il motore di ricerca in intranet è fondamentale, ma troppo spesso viene trascurato, schiacciato tra aspettative magiche e disillusioni repentine. Ma la soluzione esiste: nutrirlo.
Ci sono alcune costanti nel mio mestiere di consulente intranet, e una di queste, potete credermi, è quella che le persone, una volta consultate, si lamenteranno del motore di ricerca. In alcuni casi malediranno il motore di ricerca, e con esso tutto il vostro progetto intranet-colabrodo in cui non si trova niente, non c’è niente di rilevante, si perde tempo, l’attività è frustrante, sembra una casa abbandonata a se stessa e voi siete degli incapaci e non mi fate parlare che è meglio e così via imprecando.
Riporto a titolo di esempio un campionario di opinioni tra le più recenti tratte da una delle tante indagini che ho effettuato in aziende clienti:
Un disastro. E lo sappiamo tutti. E sospiriamo, alzando gli occhi al cielo. Ed è sempre sempre sempre così.
I motivi di questa debacle, come sempre nei casi in cui le cose si dimostrano rognose, ingarbugliate e incancrenite, sono molti, diversi e di natura eterogenea: un misto di alte aspettative, che in certi casi sconfinano nel pensiero magico (aaah, se avessimo Google…), esigenze molto precise (sono al lavoro, mi serve un documento preciso, non uno che “ci va vicino”), disinteresse progettuale a monte (ah, giusto, c’è anche il motore di ricerca…), unito a una buona dose di sciatteria nella pubblicazione dei contenuti (Metadati? Pure i metadati volete?) e a una scarsa cura degli stessi (qualcuno ha aggiornato la policy delle trasferte?).
Naturalmente, la combinazione piuttosto singolare di aspettative magiche calate in contesti che di magico non hanno nulla crea una situazione schizoide che sconfina talvolta nella paranoia (non ci vogliono dare le informazioni che ci servono per il nostro lavoro!) e che aumenta lo stress in maniera proporzionale rispetto ai sempre più sparuti tentativi di trovare qualcosa.
Aaah, se ci fosse Google…
Se ci fosse Google, probabilmente, vi sorprendereste nel verificare che le cose andrebbero forse addirittura peggio, e in ogni caso non sarebbero risolutive nel modo in cui interessa a noi. Tutte le volte in cui ho assistito all’introduzione di Google in azienda (ebbene sì, è successo) mi sono stupito nel vedere quanto lavoro a monte fosse necessario per farlo funzionare correttamente. Perché Google ti tira fuori tutto, e voi non volete che tra i risultati delle vostre query appaia, che so, la gif usata come bottone nell’interfaccia. E tralascio la questione del prezzo astronomico.
Il motivo di questo risultato non molto entusiasmante si cela in due fattori entrambi legati contesti al d’uso, ovvero:
Facciamo un esempio: voglio sapere come funziona il permesso matrimoniale. Scrivo “permesso matrimoniale” su Google e mi metto a leggere i risultati più pertinenti, aiutato dall’algoritmo che, notiamo di sfuggita, è a sua volta indirizzato A) dalla quantità di link entranti dei siti, che funzionano come un rank di reputazione e B) dalle strategie SEO dei pubblicatori. Il motore, insomma, incorpora quello che Marx, e molti dopo di lui, chiama il (nostro) lavoro vivo. Alla fine, leggo tre o quattro fonti e mi faccio un’idea.
Ma se sono in azienda non funziona così: se cerco “permesso matrimoniale” io voglio trovare quella specifica policy adottata dall’azienda, non le policy in generale, e possibilmente devo trovarla al primo posto nella lista dei risultati, deve essere aggiornata e deve essere completa di tutti i casi (entro quando lo posso prendere da quando mi sposo?). Inoltre, magari in azienda la policy del permesso matrimoniale fa parte di un gruppo di policy conosciute da tutti come POP (Policy Operative del Personale) e quindi tendo a cercarla innanzitutto in questo modo (ad esempio digitando “POP matrimoniale”).
Per non parlare delle procedure che hanno dei codici specifici (pensiamo ad esempio alle procedure Qualità): su Google non ci provo neanche a cercare “procedura 0012 acquisti in convenzione”, mentre in azienda, se la cerco, mi aspetto che mi compaia prima di subito.
Insomma, sono due situazioni un po’ diverse, no?
Pensando al motore di ricerca in intranet pare di sentire Crozza che imita Red Ronnie: Bisogna pensare bene, e per pensare bene bisogna mangiare bene.
E certo, noi vogliamo che anche il nostro motore di ricerca “pensi bene”: Ma proprio come nel motto di Red Ronnie immortalato da Crozza bisogna che sia ben “nutrito” e, nel caso della ricerca in intranet, questa “sana alimentazione” passa per alcuni ingredienti imprescindibili. Vediamoli:
Potete star certi che con questa “corretta alimentazione” il vostro motore di ricerca avrà un comportamento più salutare, per la gioia di tutti.
Le indicazioni precedenti costituiscono la manutenzione di base per un corretto funzionamento dell’apparato di ricerca ma, ahimè, non sono sufficienti a garantire un’esperienza digitale di eccellenza. Ci sono molti altri dettagli che, purtroppo o per fortuna, fanno la differenza tra una ricerca intranet che più o meno funziona e una ricerca intranet che possiamo definire “memorabile” (anche se sappiamo che le cose non vanno mai così: la miglior ricerca è per definizione proprio quella meno memorabile, visto che tutti noi, alle prese con le interfacce digitali e non solo, tendiamo a ricordare i fallimenti, non i successi).
Alcuni di questi dettagli dipendono dal modo in cui configuriamo la ricerca, mentre altri rappresentano funzionalità aggiuntive che non possono mancare nell’esperienza utente di oggi.
Settate la ricerca in AND (e non in OR). In altre parole, nel momento in cui un vostro collega digita due termini in una ricerca (ad esempio “procedura trasferte” o “cambi turno”) il motore deve restituire per primi i risultati che contengono entrambi i termini e non invece l’uno o l’altro. Questo garantirà la precisione tipica richiesta. Sembra un comportamento un po’ bizzarro ma, se ci pensate, è quello utilizzato proprio laddove è richiesta più precisione a fronte di una quantità sterminata di contenuti, ad esempio nella ricerca su Ebay.
Ordinamento cronologico. Fate in modo che escano per primi sempre i risultati più recenti, e cercate di “sotterrare” le versioni più obsolete.
Integrate e distinguerete le fonti. Il motore di ricerca dovrebbe ricercare dappertutto, e presentare da subito i risultati pertinenti per ciascuna fonte (persone, news, documenti, FAQ, pagine, applicazioni ecc…).
Ovviamente, andranno definite delle regole a monte per indicizzare in modo omogeneo le risorse.
Ecco fatto. Come? Non ho sentito bene, alzate un poco la voce. Avete forse sussurrato che si tratta di un lavoraccio, che non ve lo aspettavate, che il motore deve funzionare “da solo”, che “così so bboni tutti” che “nun c’avete er tempo”? Eh, amici, come sapete in questo caso gli economisti liberali americani, con il loro spirito pragmatico, sintetizzerebbero la situazione dicendovi che non esistono pasti gratis (in gergo TANSTAAFL).
Io, da parte mia, posso solo rimandarvi uno dei tanti begli articoli di Martin White esperto di ricerca in ambito corporate sulla necessità di dedicare attenzione e cura alla ricerca in intranet. In generale, penso che siamo tutti, ahimè, sufficientemente maturi per avere assimilato una delle grandi verità della vita, ovvero che riceviamo sempre in proporzione a quello che abbiamo dato.
Dai, che non è così complicato 😊
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di Giacomo Mason
Intranet Consultant